Bambino non parla, quando bisogna preoccuparsi

Quando arriva il momento di preoccuparsi nel caso in cui un bambino non parli? La risposta degli esperti

Bambino
Bambino, foto fonte Pixabay

E’ capitato tante volte di sentire parlare i genitori preoccupati perchè il loro bambino non parla, specialmente quando si arriva ad una età come i due anni. E quindi la domanda sorge spontanea, quando arriva il momento di preoccuparsi.

Ad avere chiarito questo punto è stata la Dottoressa Giulia Zanetti, laureata in Logopedia, lavora presso il centro Psiche di Poliambulatori San Gaetano di Thiene che come prima cosa ha chiarito che per identificare un bambino come parlatore tardivo, ci devono essere tre criteri.

Tanto per cominciare: la mancata comparsa della lallazione entro il primo anno di vita, vocabolario espressivo inferiore alle 50 parole a 24 mesi e nessuna combinazione di parole tra i 24 e i 30 mesi.

Bambino non parla: quando è il caso di preoccuparsi

Bambino, foto fonte Pixabay

Un bambino che non parla è questo uno dei motivi di maggiore preoccupazione per la maggior parte dei genitori che subito iniziano a pensare al peggio.

Ebbene, secondo gli esperti, i bambini che tra i ventiquattro e i trenta mesi di età hanno un effettivo rallentamento nello sviluppo del linguaggio, se in assenza di altri deficit come ad esempio quelli: neurologici, sensoriali, relazionali, ambientali, allora questi vengono definiti come parlatori tardivi.

Il ritardo di linguaggio, che in genere riguarda solo la parte espressiva, però non deve essere presa in modo allarmistico, delle volte infatti non costituisce una diagnosi vera e propria e spesso potrebbe essere solamente una fase transitoria che con il tempo va via via risolvendosi.

Quali sono i fattori di rischio?

Detto questo, è anche giusto sottolineare, come potrebbero esserci dei fattori di rischio che portano a questo ritardo nel parlare e sono: familiarità per disturbi di linguaggio, otiti frequenti e ricorrenti nei primi anni di vita, presenza di abitudini come il succhiamento del pollice, il ciuccio, scarso uso di gesti comunicativi, ridotta o assente abilità di imitazione verbale o per finire gioco simbolico immaturo e eventi patologici perinatali.

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